11 dicembre 2013

Libro: Tito di Gormenghast di Mervyn Peake


Mi tolgo subito il pensiero della conclusione dicendo che è uno dei più bei libri che abbia mai letto, di quelli che ti riconciliano con il piacere della lettura e che conducono la fantasia al galoppo.

In questo romanzo non vengono narrati grandi fatti o avvenimenti, ma sono descritti minuziosamente i personaggi dai nomi fantasiosi, le loro piccole vicende quotidiane e l’ambiente che li circonda. Lo scenario ruota intorno al castello con le sue mura e le montagne che lo circondano e lo isolano, la vita si svolge tra i labirinti e le ferree e immutabili tradizioni tramandate nei secoli.
Per certi versi potrebbe far pensare al Castello di Kafka perché tutto si svolge in un microcosmo isolato e fuori dal tempo, mosso da regole incomprensibili, ma qui il senso dell’assurdo non diventa mai opprimente, anche grazie alla narrazione molto poetica. L’autore era anche disegnatore e il suo stile letterario è illustrativo, le descrizioni – in particolare della natura e degli eventi atmosferici - non sono mai noiose o superflue ma evocano immagini e stimolano la fantasia del lettore.
E’ un romanzo in cui succede poco eppure ti cattura, sebbene non sia come quei libri che vorresti leggere freneticamente per vedere come si svolge la vicenda: non importa tanto “come va a finire” quanto il modo in cui viene raccontato. Non è un libro da divorare, ma da assaporare a piccoli bocconi; quando sono arrivata agli ultimi capitoli ha iniziato a pervadermi quella malinconica sensazione che di solito provo quando qualcosa di bello sta per finire e ho pensato a quanto dovrebbe essere bello leggerlo in lingua originale, comunque credo che la traduttrice (Anna Ravano) abbia svolto un buon lavoro.

Principali personaggi:
Sepulcrio De’ Lamenti – 76° conte. Subisce le regole della tradizione. L’unico suo interesse è la biblioteca. Impazzisce e scompare dopo l’incendio.
Gertrude De’ Lamenti – contessa. Disinteressata e distaccata da tutti eccetto i gatti bianchi e gli uccelli.
Fucsia De’ Lamenti – figlia primogenita. Ragazza sognatrice e inquieta che vorrebbe rompere le tradizioni e fuggire. Si avvicina al padre quando questi impazzisce. Attratta da Ferraguzzo anche se prova diffidenza nei suoi confronti.
Tito De’ Lamenti – neonato secondogenito. Diventa conte dopo la scomparsa del padre, a nemmeno due anni di età.
Lisca – domestico personale del conte. Uccide in duello il capocuoco e viene esiliato dalla contessa per aver maltrattato un gatto bianco.
Sugna – capocuoco. Odia Lisca e progetta di ucciderlo nel sonno.
Ferraguzzo – sguattero di cucina che fugge per entrare nel castello. Astuto e manipolatore, architetta l’incendio della biblioteca facendo compiere il gesto alle contesse gemelle. Diventa allievo di Barbacane.
Agrimonio – anziano bibliotecario, custode e studioso delle tradizioni. Muore nell’incendio.
Barbacanefiglio anziano e allievo di Agrimonio, ne prende il posto dopo la sua morte.
Mamma Stoppa – anziana balia di Fucsia e Tito.
Alfredo Floristrazio – dottore. Tiene molto a Fucsia e cerca di proteggerla, sospettoso nei confronti di Ferraguzzo.
Cora e Clarice De’ Lamenti – sorelle gemelle del conte. Stupide e invidiose, vogliono spodestare Gertrude per prendere il potere. Manipolate da Ferraguzzo.
Keda – nutrice di Tito, donna vedova degli Esterni. Dopo la morte dei due amanti vaga a lungo e ritorna al villaggio degli Scultori Radiosi per partorire la figlia di Rantel.
Rantel e Braigon – uomini degli Esterni, scultori. Spasimanti di Keda, per lei si uccidono in duello.


La copertina e un estratto dal risvolto

" ...Tito di Gormenghast fu pubblicato nel 1946, primo volume di una trilogia che sarebbe stata compiuta nel 1959. Il libro trovò, fin dall’inizio, lettori entusiasti, ma – un po’ come accadde a Tolkien – per molti anni essi rimasero una piccola cerchia. La morte di Peake, nel 1968, coincise invece con l’inizio di una grande voga fra lettori di ogni specie. Accolta fra i «classici moderni» della Penguin, la trilogia di Peake è ormai un’opera amata in tutto il mondo. Come scrisse C.S. Lewis, «Peake ha creato una nuova categoria, il Gormenghastly, e già ci meravigliamo di come prima potessimo vivere senza di essa e ci chiediamo come mai nessuno aveva saputo definirla prima di lui». "





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